Noi andiamo all’oratorio!!

il pallone che andava come fosse a motore.Noi andiamo all’oratorio!
Quando tutte le scuse,
per giocare son buone
quando tutta la vita
è una bella canzone

L’autunno è alle porte ma il sole è ancora generoso e regala delle giornate in cui si può ancora uscire di

casa soltanto con un golfino.

 

Il bucato in cortile spicca portando una nota d’allegria.

I due ragazzini raccolgono le borsa; la mamma aveva provveduto a riempirla con il necessario per l’allenamento.

“Noi andiamo all’oratorio!!” – cinguetta il più grande.

“Portate con voi anche Francesco” – ordina la madre.

Francesco è piccolo, non solo perchè non ha ancora cinque anni, è proprio un bimbo piccolino e piccolino. Il

tempo lo aiuterà a crescere.

 

“Uffààààààà, dai Francesco cambiati che devi venire con noi”

Il bambino è un po’ stupito perchè è la prima volta che deve andare all’oratorio con i fratelli ma è curioso in fondo di vedere che cosa si fa in questo benedetto oratorio , si mette il golfino volentieri cercando anche lui le sue scarpe , sono quelle nuove che pochi giorni fa ha comperato la mamma, si china per allacciarle; fa un doppio nodo in modo che non scappino.

 

Si incamminano insieme tutte e tre, un po’ corrono, un po’ saltellano poi si fermano a guardare in un giardino un uomo che si prende cura di un orto.

Il più grande, ha dodici anni, frequenta le scuole medie , è il capitano della sua squadra. Un ruolo che lo riempie d’orgoglio. E’ sempre il primo ad arrivare agli allenamenti, non si distrae mai negli esercizi.

 

L’allenatore ha detto che il capitano deve dare il buon esempio.

Carlo avrà nove anni in febbraio, lui da poco si è avvicinato al calcio. E’ timido, si è lasciato convincere dai suoi compagni di scuola, ed ora non perde un allenamento. Poi c’è Francesco, l’ultimo arrivato della famiglia.

 

Si somigliano tantissimo ma nel corso della vita che hanno davanti ognuno sarà diverso dall’altro perché ognuno di loro prenderà la propria strada , tenendosi stretti gli anni spensierati della fanciullezza.

 

Il più grande ha una venerazione per il calcio trasforma i sogni in realtà e la realtà nei sogni, ma in quel momento non ha bisogno di mettere le ali ai suoi pensieri perché sta andando agli allenamenti e quindi può godersi quei momenti di gioia insieme ai suoi amici.

 

Correndo e giocando arrivano alla Chiesa di San Carlo, l’oratorio è proprio adiacente alla chiesa ed entrano saltellando. Il vociare arriva già dal campo polveroso.

 

I più grandi stanno terminando il loro allenamento; quel campo sembra oramai una catena di montaggio, non c’è orario che qualcuno non ci giochi.

 

“Rimani qui noi andiamo a cambiarci” – dice Carlo a Francesco facendolo sedere a bordo campo.

 

Francesco si siede e si guarda in giro. Gli spazi gli appaiono grandissimi. Ci sono adulti e ragazzi in continuo movimento. Alcune mamme dietro di lui chiacchierano circa la scuola che è ricominciata e tutti gli impegni con i loro tempi serrati. Si sente un po’ a disagio, solo su quelli scaloni, “forse sarebbe stato meglio rimanere a casa con mamma” pensa.

 

Ma ecco che dal fondo arrivano i fratelli in compagnia di altri ragazzi. Di alcuni se ne ricorda il volto , altri invece sono sconosciuti. E’ un gran vociare fino a quando un trillo del fischietto di un adulto riporta tutti alla calma.

 

L’ allenamento ha inizio. Corse, scatti , dribbling, tiri e carambole, Francesco non si perde nulla di ogni azione di gioco e nemmeno una parola di quell’adulto che i ragazzi continuano a chiamare Mister.

 

Ha un volto severo e deciso ma due occhi buoni ed ogni tanto gli rivolge uno sguardo e un sorriso.

 

Dopo un periodo a cui Francesco sembra infinito e al tempo stesso brevissimo l’allenamento ha termine.

 

Il pomeriggio è ormai alla fine e i ragazzi corrono di nuovo verso i locali per cambiarsi.

In mezzo al campo rimane il Mister per raccogliere i palloni e le borracce dimenticate dai ragazzi.

 

“Ehi, tu  aiutami a raccogliere i palloni” grida il Mister a Francesco.

Francesco scatta in piedi e corre in mezzo al campo a riporre palloni e attrezzature dentro una rete.

 

Poi accompagna il Mister nei locali dove i ragazzi fanno un gran baccano mentre si rivestono.

 

“Quindi è questo l’oratorio” pensa Francesco

“chiederò a mamma se posso anche la prossima volta accompagnare i miei fratelli all’allenamento”.

 

Il ritorno a casa è tutto uno scambio di battute e considerazioni tra i fratelli maggiori , e Francesco non perde una parola.

 

Anche lui l’anno prossimo chiederà a mamma di comprargli un paio di scarpine da gioco come quelle dei fratelli; anche lui chiederà di farlo giocare in quel campo polveroso.

Stefano Colombo

2 Commenti

  1. l’oratorio è stato per me un grande campo di gioco fin da piccola (avevo 2 anni quando ci ho messo il piede per la prima volta). Ho imparato regole e valori, conosciuto persone con le quali sono ancora molto amica…mi ha fatto crescere in un’atmosfera direi straordinaria. E ancora oggi i momenti passati in quel luogo speciale, sono tra i più belli della mia memoria!! Non posso far altro che invitare chi non ci è mai stato a provare questa esperienza unica!!